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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-26 ad oggi 2010-08-31 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)Rapporto Congresso USA su Costi Guerre: oltre 1,15 trilioni di dollari = 1 Milione di Miliardi di Euro2010-07-26 NUCLEARE Iran, nuove sanzioni dalla Ue Colpito il settore dell'energiaI ministri degli Esteri dei 27 varano un pacchetto per indurre Teheran a rinunciare al programma nucleare. Colpite le industrie del gas e del petrolio, con divieto di nuovi investimenti, di assistenza tecnica e di trasferimento delle tecnologie. L'Iran assicura: "Non ci scalfirete". Ma poi chiede all'Aiea di riprendere i negoziati sullo scambio di uranio arricchito BRUXELLES - L'Unione Europea ha adottato nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano colpendo in particolare il settore energetico, il gas e il petrolio, strategico per la Repubblica islamica. Lo riferisce una fonte diplomatica che ha partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri di 27. Le misure adottate dalla Ue vanno persino oltre quelle varate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu lo scorso 9 giugno. E' previsto il divieto di ogni nuovo investimento, assistenza tecnica o trasferimento di tecnologia in Iran, soprattutto nel campo della raffinazione e della liquefazione del gas. |
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Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale" Il portale Internet ha rivelato alcune informazioni riservate relative al conflitto. Il consigliere Usa per la sicurezza: "Possono mettere a rischio la vita degli americani e dei nostri alleati". Il Pakistan respinge le accuse. Karzai: "Nulla di nuovo" WASHINGTON - È la più grande fuga di notizie della storia militare americana: notizie che parlano di civili morti e di cui non si è saputo nulla, di un'unità segreta incaricata di 'uccidere o fermare' qualsiasi talebano anche senza processo, delle basi di partenza in Nevada dei droni Reaper (aerei senza piloti), della collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani. Questo e molto di più, sugli archivi segreti della guerra in Afghanistan, è svelato da Wikileaks - il portale Internet creato per pubblicare documenti riservati - al New York Times, al Guardian e al Der Spiegel. E subito la Casa Bianca ha espresso una 'dura condanna' per la diffusione di informazioni che possono minacciare la sicurezza del Paese e degli alleati. I tre organi di stampa che hanno accettato di pubblicare le informazioni lo hanno fatto, hanno spiegato, perché i dati sarebbero stati diffusi su Internet: "La maggior parte delle relazioni è rappresentata da documenti di routine banali, ma molti hanno un impatto rilevante su una guerra che dura quasi da nove anni", ha detto il New York Times, mentre il britannico Guardian afferma che i documenti, che rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani, "danno un'immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan". |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero
(Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):……..
dal Sito Internet
della TG1
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-21c92350-560d-4147-9ca7-f382333200d1.html2010-07-20
I costi della guerra al terrorismo
Dall'inizio delle operazioni militari in Afghanistan (2001) e Iraq (2003) gli Usa hanno speso l'equivalente di quasi un milioni di miliardi di euro. Dai documenti del Congresso, i dati sui conflitti in corso e il confronto con II Guerra mondiale, Corea e Vietnam.
I costi della guerra al terrorismo
Soldati Usa salgono su un C-17
WASHINGTON (USA) - Le guerre in Afghanistan e Iraq sono costate finora agli Stati Uniti 1,15 trilioni di dollari, pari a quasi un milione di miliardi di euro. La stima è contenuta in un
rapporto del Congresso Usa da cui emerge che al netto dell'inflazione i conflitti post 11 settembre sono i più costosi della storia americana subito dopo la Seconda guerra mondiale.IL RAPPORTO DEL CONGRESSO. Secondo il documento, le operazioni in Iraq hanno richiesto quasi 800 miliardi di dollari, la guerra in Afghanistan più di 300. Cifre che includono le spese militari e quelle per la ricostruzione, ma che non tengono conto nè dei futuri costi per l'assistenza sanitaria ai soldati feriti, nè delle pensioni dei veterani, nè, infine, delle spese per fornire assistenza alle truppe alleate.
UN TRILIONE DI DOLLARI DOPO l'11/09. Dopo l'attacco terroristico di Al-Qaeda alle Torri gemelle, il Congresso ha stanziato ad ora oltre un trilione di dollari. Circa 890mila miliardi di euro. E sta valutando un'ulteriore richiesta di 33 miliardi di dollari per concludere il 2010. Per proseguire le operazioni nel 2011, l'amministrazione Obama ha bisogno di altri 159 miliardi.
CONFLITTI A CONFRONTO. Il rapporto mette a confronto i costi militari sostenuti dagli Usa negli ultimi 230 anni, a partire dalla Guerra d'indipendenza contro la Gran Bretagna (1775-1783). Il Secondo conflitto mondiale costò agli Stati Uniti l'equivalente di 4,1 trilioni di dollari di oggi. Paragonati ai conflitti precedenti, i sette anni di impegno militare in Iraq hanno superato le spese per la Guerra del Vietnam (1965-1975), costato 111 bilioni di dollari dell'epoca, 738 miliardi di oggi. La guerra in Afghanistan (320 miliardi di dollari) è invece paragonabile a quella di Corea del 1950-1953 (30 miliardi di dollari di allora, 341 di adesso).
RAPPORTO SUI REPARTI SPECIALI. Oggi è stato pubblicato un ulteriore rapporto sui reparti speciali (Sof) degli Stati Uniti, impegnati in oltre 75 Paesi. Una Commissione di Camera e Senato ha richiesto, per il 2011, fondi riservati alle forze speciali per quasi 10 miliardi. Le "Special Operations Forces" sono impiegate in operazioni che richiedono un particolare addestramento e un'alta specializzazione: tra queste, la preparazione delle forze di polizia locali e di speciali milizie militari e para-militari, missioni e raid notturni, cattura e uccisione di leader talebani e qaedisti.
martedì, 20 luglio 2010
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-26 ad oggi 2010-07-27 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-08-31 USA VIA dall'AFGHANISTAN nel 2014 USA E' INIZIATO IL RITIRO dall'IRAK31 agosto 2010 TRANSIZIONE Iraq, al Maliki saluta gli americani "Da oggi sovrani e indipendenti" Il primo ministro iracheno Nouri al Maliki, nel salutare i soldati combattenti americani che hanno terminato la loro missione, ha detto che da oggi "l'Iraq è sovrano e indipendente". Per Maliki - che parlava in tv per segnare la transizione tra militari combattenti statunitensi e assistenti o consiglieri - l'Iraq ha guadagnato l'indipendenza e le sue forze di sicurezza ora possono affrontare tutte le minacce, sia quelle interne che quelle provenienti dall'esterno. "Le nostre forze di sicurezza - ha spiegato il premier iracheno - prenderanno la guida per garantire la sicurezza e la salvaguardia del Paese, respingendo ogni minaccia", sia interna che internazionale.
2010-07-26 27 luglio 2010 AFGHANISTAN Il Pentagono apre un'inchiesta sugli scoop di "Wikileaks" Il Pentagono ha disposto l'apertura di un'inchiesta penale sulla fuga di notizie che ha permesso al sito WikiLeaks di diffondere oltre 91mila documenti riservati sulla guerra in Afghanistan e che hanno mostrato al mondo il volto sporco della guerra afghana voluta nel 2001 da George W. Bush. Lo ha annunciato il portavoce del Ministero della Difesa, colonnello Dave Lapan. La divisione investigativa penale dell'Esercito ha guidato l'indagine su Bradley Manning, uno specialista di intelligence dell'Esercito accusato di aver fornito a Wikileaks altri documenti segreti. Lapan però ha detto che non è chiaro se l'ultimo scoop sia da ricondurre a Manning Si tratta di migliaia di pagine di documenti in cui viene raccontato tutto quello che di una guerra non si è potuto mai raccontare, scovate dal sito Wikileaks e passate al New York Times, al Guardian e a Der Spiegel. Che non hanno esitato a pubblicare, a far emergere un’immagine devastante di quello che è effettivamente successo in Afghanistan dal gennaio del 2004 al dicembre del 2009. Innescando la rabbia della Casa Bianca e delle autorità pachistane.
LA REZIONE Nel frattempo, sulla vicenda è itnervenuto il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato americano, John Kerry, secondo cui non si dovrebbe "dare troppa importanza al significato dei documenti" di intelligence sulla guerra in Afghanistan resi pubblici da Wikileaks. È quanto Kerry ha dichiarato oggi in un'audizione al Senato. "Penso sia importante non eccitarsi troppo sul significato di questi documenti", ha dichiarato Kerry. Secondo il senatore democratico, "la gente dovrebbe fare molta attenzione a valutare la portata di ciò che legge". Il senatore democratico ha sottolineato che le accuse secondo cui i servizi segreti pakistani aiuterebbero i talebani "non sono novita". Kerry, che ha condannato la fuga di notizie definendo "inaccettabile" la pubblicazione dei documenti da parte di Wikileaks, ha inoltre rifiutato di paragonare la vicenda con quella riguardante a suo tempo la pubblicazione dei "Pentagon Papers", resi noti durante la guerra in Vietnam. Tra le due vicende e i due tipologie di documenti "non c'è alcun tipo di relazione" ha affermato. Di parere opposto Daniel Ellsberg, la "gola profonda" del Pentagono responsabile di una clamorosa fuga di notizia che nel 1971 cambiò il corso della guerra del Vietnam e che portò alla pubblicazione proprio dei "Pentagon Papers". Per Ellsberg i documenti di Wikileaks sulla "guerra sporca" in Afghanistan sono paragonabili, quanto a impatto, ai suoi Pentagon Papers: "È in corso una vergognosa escalation", ha detto Ellsberg, sottolineando però una differenza: Barack Obama è peggio di Richard Nixon "o di tutte le altre amministrazioni dei suoi predecessori messi assieme" quanto a dar la caccia alle "gole profonde". Prima di Obama solo tre persone sono finite in prigione per aver divulgato segreti di stato e Ellsberg è stato il primo sotto Nixon: "Obama invece ne ha messi dentro tre: oltre a Bradley Manning (il giovane soldato indagato per il colpo di Wikileaks), due individui accusati per "furto di segreti" sotto George W. Bush e che l'amministrazione Bush non aveva voluto mettere sotto processo". Per Ellsberg, l'importanza dello scoop di Wikileaks è che "è una mole di materiale così enorme, e la gente capirà che non c'è niente in tutte quelle pagine che giustifica la guerra, l'escalation e tutti quei milioni di dollari che vengono spesi. È quello che i Pentagon Papers mostrarono con poche migliaia di pagine". Pagine che Ellsberg "trafugo" copiandole "su lente fotocopiatrici Xerox che non erano ovviamente in grado di replicare una mole di materiale paragonabile a quella di Wikileaks". Questo fa capire le differenze tra allora e oggi. Così come il nuovo scoop mostra le potenzialità della collaborazione tra New York Times e altri giornali e tra i giornali e Wikileaks: qualcosa che all'uomo dei Pentagon Papers sembra un fatto "storico". All'epoca Ellsberg mise le mani su 14mila pagine di documenti segreti del Pentagono che dimostrarono come il governo aveva ingannato il pubblico sulle possibilità di vincere in Vietnam e sul livello raggiunto dalle perdite americane. La 'gola profondà del Pentagono consegnò metà del "malloppo" al New York Times, che lo pubblicò a puntate nel 1971. Lo scoop fece scalpore. L'amministrazione Nixon tentò di bloccare la pubblicazione: anche se i documenti riguardavano in gran parte il comportamento delle amministrazioni democratiche precedenti, la Casa Bianca non poteva permettere che segreti di Stato fossero diffusi sui giornali. Alla fine vinse il New York Times con una sentenza della Corte Suprema considerata storica per la libertà d'espressione.
2010-07-26 26 luglio 2010 BRUXELLES Iran, Europa decide nuove sanzioni L'Ue ha adottato nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano colpendo in particolare il settore energetico, il più vulnerabile per la Repubblica islamica. Lo riferisce una fonte diplomatica che ha partecipato alla riunione dei ministeri degli Esteri di Ventisette. Le misure adottate dalla Ue vanno persino oltre quelle varate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu lo scorso 9 giugno. E' previsto il divieto di ogni nuovo investimento, assistenza tecnica o trasferimento di tecnologia in Iran, soprattutto nel campo della raffinazione e della liquefazione del gas. Inoltre, gli scambi commerciali con la Repubblica Islamica devono essere resi più difficili, vietate le attività delle banche iraniane ed esteso il numero di cittadini iraniani a cui vietare il visto, con particolare riguardo per le guardie della rivoluzione, l'armata ideologica del regime di Teheran. La maggior parte delle sanzioni diventerà effettiva da martedi, con la pubblicazione sul giornale ufficiale della Ue. Frattini. "Credo che le sanzioni sono lo strumento più importante per persuadere l'Iran per tornare ai negoziati e non per isolarlo". È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini sulle sanzioni all'Iran che saranno approvate oggi al Consiglio Affari esteri dell'Unione europea a Bruxelles. "È l'unica possibilità per la comunità internazionale: negoziare, negoziare, negoziare", ha sottolineato Frattini aggiungendo che le sanzioni "non sono una punizione ma una misura necessaria dopo l'approccio reticente adottato dall'Iran da molto tempo". Frattini ha poi aggiunto che le sanzioni devono essere adottate anche per "persuadere l'Iran a prendere seriamente un nuovo avvio dei negoziati con l'Unione europea".
26 luglio 2010 AFGHANISTAN I file segreti del Pentagono: "Il Pakistan aiuta al-Qaeda" Civili morti e di cui non si è mai saputo nulla, un'unità segreta incaricata di "uccidere o catturare" ogni talebano senza alcun processo, i droni Reaper telecomandati a distanza da una base del Nevada, la collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani: gli archivi segreti della guerra in Afghanistan sono stati svelati da Wikileaks - il portale Internet creato proprio per pubblicare documenti riservati, autore nel passato di numerosi scoop - al New York Times (in Usa), al Guardian (in Gran Bretagna) e a Der Spiegel (in Germania). Emergono 92mila rapporti classificati del Pentagono che coprono sei anni di guerra in Afghanistan, dal gennaio 2004 al dicembre 2009, sia sotto l'amministrazione Bush che quella Obama. Si tratta della maggiore fuga di notizie della storia militare americana: una quantità enorme di documenti da cui emerge un'immagine devastante di quello che è effettivamente successo in Afghanistan: le truppe che hanno ucciso centinaia di civili in scontri che non sono mai emersi, gli attacchi dei talebani che hanno rafforzato la Nato e stanno alimentando la guerriglia nei vicini Pakistan e Iran. Amara la considerazione finale: "Dopo aver speso 300 miliardi di dollari in Afghanistan, gli studenti coranici sono più forti ora di quanto non lo fossero nel 2001". Furente la Casa Bianca che ha condannato "con forza" la pubblicazione del materiale riservato: "Possono mettere a rischio - ha detto non il solito portavoce, ma addirittura il consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, il generale James Jones - la vita degli americani e dei nostri alleati, e minacciare la nostra sicurezza nazionale". Indispettito anche l'ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti, Husain Haqqani, che ha definito "irresponsabile" la pubblicazione del materiale riservato. La Casa BIanca ha fatto comunque notare che il materiale copre l'arco di tempo dal gennaio 2004 al dicembre 2009". Tra le carte emerge, tra l'altro, che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segreti per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani"; e che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di al-Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco".
26 luglio 2010 KABUL Razzo contro villaggio nel Sud dell'Afghanistan: uccisi 52 civili Il governo afghano ha accusato la Nato di aver sparato il razzo che ha colpito una casa nel villaggio di Rigi del distretto di Sangin, uccidendo 52 civili, "fra cui donne e bambini". "Profondamente rattristato da un lacerante incidente che è moralmente e umanamente inaccettabile - è scritto in un comunicato governativo - il presidente (Hamid Karzai) ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie e chiesto alla Nato di introdurre ogni possibile misura per evitare danni ai civili durante le operazioni militari". Il presidente ha sottolineato, si dice ancora, che i recenti documenti pervenuti alla stampa confortano la tradizionale e antica posizione afghana in base a cui "il successo contro il terrorismo non si ottiene lottando nei villaggi afghani, ma colpendo i santuari e le fonti ideologiche e finanziarie che si trovano oltre frontiera".
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-08-31 USA VIA dall'AFGHANISTAN nel 2014 USA E' INIZIATO IL RITIRO dall'IRAK2010-07-26 Obama: "nel dossier nulla di nuovo" Afghanistan, il Pentagono apre inchiesta sulla fuga di notizie Nel mirino gli oltre 91.000 documenti riservati diffusi dal sito WikiLeaks sulla guerra * NOTIZIE CORRELATE * Parla il fondatore di Wikileaks: "Nei documenti lo squallore della guerra" (26 luglio 2010) * Kabul, diffusi documenti segreti: "Il Pakistan aiuta Al Qaeda" (26 luglio 2010) Obama: "nel dossier nulla di nuovo" Afghanistan, il Pentagono apre inchiesta sulla fuga di notizie Nel mirino gli oltre 91.000 documenti riservati diffusi dal sito WikiLeaks sulla guerra ROMA - Il Pentagono ha disposto l'apertura di un'inchiesta criminale sulla fuga di notizie che ha permesso al sito WikiLeaks di diffondere oltre 91.000 documenti riservati sulla guerra in Afghanistan.
OBAMA: "NULLA DI NUOVO" - Il presidente Barack Obama ha commentato la fuga di notizie sulla guerra in Afganistan, il giorno dopo la diffusione da parte di WikiLeaks di 92.000 documenti riservati sulle operazione militari americane. Obama ha detto che il dossier di WikiLeaks "non rivela nulla di cui già non fossimo a conoscenza". Il presidente ha comunque definito "preoccupante" la fuga di informazioni. Obama ha parlato dalla Casa Bianca, al termine di un incontro con i leader di maggioranza e minoranza al Senato. "Anche se mi preoccupa la diffusione di informazioni così riservate sulle nostre operazioni militari, il fatto è che questi documenti non rivelano nulla di nuovo, nulla di cui l’opinione pubblica non fosse già stata informata", ha detto Obama. LA STRATEGIA NON CAMBIA - La strategia Usa nella lotta al terrorismo e nelle relazioni con il Pakistan non cambia dopo l'esplosione della "bomba" Wikileaks. Lo ha precisato il capo di Stato maggiore Mike Mullen: non ci saranno conseguenze sulle relazioni con Islamabad, dopo che in parte dei 92mila resoconti di intelligence sulla guerra in Afghanistan svelati dal sito internet sono emersi elementi di collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani. 27 luglio 2010
La Casa Bianca condanna la fuga di notizie: "Pericolo per i militari Usa" Kabul, diffusi documenti segreti "Il Pakistan aiuta Al Qaeda" Dai documenti resi noti da Wikileaks: "Nascosto il vero numero delle vittime civili " * NOTIZIE CORRELATE * Scambiarono teleobiettivi per lanciarazzi. Il video di una strage in Iraq del 2007 (6 aprile 2010) La Casa Bianca condanna la fuga di notizie: "Pericolo per i militari Usa" Kabul, diffusi documenti segreti "Il Pakistan aiuta Al Qaeda" Dai documenti resi noti da Wikileaks: "Nascosto il vero numero delle vittime civili " La pagina del sito Wikileaks che ha svelato alcuni retroscena della guerra in Afghanistan La pagina del sito Wikileaks che ha svelato alcuni retroscena della guerra in Afghanistan NEW YORK - Che la realtà della guerra in Afghanistan fosse più complicata di quanto lasciassero trasparire le autorità militari era fuor di dubbio, ma i circa 90mila documenti e rapporti delle forze Nato pubblicati dal sito Wikileaks gettano una luce impietosa sull’andamento e il successo delle operazioni. Come riassume efficacemente il quotidiano statunitense The New York Times, i documenti "spiegano con dovizia di particolari perché, dopo aver speso 300 miliardi di dollari in questa guerra, i talebani sono più forti ora che in qualsiasi altro momento dal 2001". VITTIME CIVILI - In particolare, viene affrontata la questione relativa alle vittime civili afgane: i rapporti - in massima parte provenienti dall’ambasciata statunitense a Kabul - parlano di almeno 195 vittime, un numero probabilmente inferiore al dato reale: la maggior parte delle vittime è dovuta al nervosismo dei militari in servizio ai posti di blocco, ma non mancano casi come quello di un sordomuto abbattuto mentre cercava di fuggire da un pattuglia che gli aveva intimato l’alt. Forse non a caso il presidente afghano Hamid Karzai ha scelto la giornata di oggi per denunciare un bombardamento della Nato avvenuto venerdì scorso nella provincia meridionale dell’Helmand e nel quale sarebbero morti 52 civili, un’operazione di cui l’Alleanza non ha ancora dato alcuna conferma ufficiale. I DOCUMENTI - Sono 92 mila i documenti segreti del Pentagono sulla guerra in Afghanistan dal gennaio 2004 al dicembre 2009 che sono stati pubblicati dal New York Times, dal britannico Guardian e dal tedesco Spiegel in collaborazione con il sito Wikileaks (che lunedì mattina non era accessibile a causa del gran numero di contatti). Dalle carte emerge che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segrete per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani". FILE RISERVATI - Dai file riservati emerge tra l'altro che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di Al Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco"; "per la prima volta" è emerso che "i talebani hanno usato missili portatili a ricerca di calore contro gli aerei della Nato" come gli Stinger che Cia fornì ai mujaheddin di Osama Bin Laden "per combattere contro i sovietici negli anni Ottanta"; dall'arrivo di Obama alla Casa Bianca le truppe Usa "usano molti più droni automatici malgrado le loro prestazioni siano meno notevoli di quanto ufficialmente riferito. Alcuni si sono schiantati al suolo o si sono scontrati in volo, costringendo le truppe americane a intraprendere rischiosissime operazioni di recupero prima che i talebani riuscissero a impadronirsi dell'armamento e (della tecnologia) dei droni"; "La Cia ha allargato le operazioni paramilitari in Afghanistan" e "dal 2001 al 2008 ha finanziato l'intelligence afghana, trattandola come una sua affiliata virtuale". Secondo il Guardian i documenti rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani e "danno un’immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan". CASA BIANCA CONDANNA - La Casa Bianca ha "fortemente condannato" la fuga di notizie sulla guerra in Afghanistan. In una lunga dichiarazione, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jim Jones, sottolinea che l'azione di Wikileaks mette a repentaglio "le vite sia di americani, sia dei nostri alleati, e rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale Wikileaks - ha aggiunto Jones - non ha fatto alcuno sforzo di contattarci circa questi documenti. Il governo degli Stati Uniti ha appreso da organizzazioni giornalistiche che questi documenti sarebbero stati pubblicati. Proprio per la grave situazione che si era creata nel corso degli anni, il presidente Obama ha annunciato la nuova strategia, basata su un sostanziale incremento di risorse in Afghanistan". Jones ha sottolineato poi il rapporto di forte alleanza che esiste tra Usa e Pakistan: "Gli Stati Uniti restano a sostegno del popolo pachistano e dello sforzo del Pakistan focalizzato a sradicare i gruppi estremisti violenti". Anche l'ambasciatore pakistano negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha definito "irresponsabile" la pubblicazione di documenti riservati. Redazione online 26 luglio 2010(ultima modifica: 27 luglio 2010) 2010-07-26 La Casa Bianca condanna la fuga di notizie: "Pericolo per i militari Usa" Kabul, diffusi documenti segreti "Il Pakistan aiuta Al Qaeda" Dai documenti resi noti da Wikileaks: "I servizi pakistani lavorano al fianco dei terroristi e fanno il doppio gioco" * NOTIZIE CORRELATE * Scambiarono teleobiettivi per lanciarazzi Il video di una strage in Iraq del 2007 (6 aprile 2010) La Casa Bianca condanna la fuga di notizie: "Pericolo per i militari Usa" Kabul, diffusi documenti segreti "Il Pakistan aiuta Al Qaeda" Dai documenti resi noti da Wikileaks: "I servizi pakistani lavorano al fianco dei terroristi e fanno il doppio gioco" La pagina del sito Wikileaks che ha svelato alcuni retroscena della guerra in Afghanistan La pagina del sito Wikileaks che ha svelato alcuni retroscena della guerra in Afghanistan NEW YORK - Sono 92 mila i documenti segreti del Pentagono sulla guerra in Afghanistan dal gennaio 2004 al dicembre 2009 che sono stati pubblicati dal New York Times, dal britannico Guardian e dal tedesco Spiegel in collaborazione con il sito Wikileaks (che lunedì mattina non era accessibile a causa del gran numero di contatti). Dalle carte emerge che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segrete per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani". FILE RISERVATI - Dai file riservati emerge tra l'altro che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di Al Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco"; "per la prima volta" è emerso che "i talebani hanno usato missili portatili a ricerca di calore contro gli aerei della Nato" come gli Stinger che Cia fornì ai mujaheddin di Osama Bin Laden "per combattere contro i sovietici negli anni Ottanta"; dall'arrivo di Obama alla Casa Bianca le truppe Usa "usano molti più droni automatici malgrado le loro prestazioni siano meno notevoli di quanto ufficialmente riferito. Alcuni si sono schiantati al suolo o si sono scontrati in volo, costringendo le truppe americane a intraprendere rischiosissime operazioni di recupero prima che i talebani riuscissero a impadronirsi dell'armamento e (della tecnologia) dei droni"; "La Cia ha allargato le operazioni paramilitari in Afghanistan" e "dal 2001 al 2008 ha finanziato l'intelligence afghana, trattandola come una sua affiliata virtuale". Secondo il Guardian i documenti rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani e "danno un’immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan". CASA BIANCA CONDANNA - La Casa Bianca ha "fortemente condannato" la fuga di notizie sulla guerra in Afghanistan. In una lunga dichiarazione, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jim Jones, sottolinea che l'azione di Wikileaks mette a repentaglio "le vite sia di americani, sia dei nostri alleati, e rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale Wikileaks - ha aggiunto Jones - non ha fatto alcuno sforzo di contattarci circa questi documenti. Il governo degli Stati Uniti ha appreso da organizzazioni giornalistiche che questi documenti sarebbero stati pubblicati. Proprio per la grave situazione che si era creata nel corso degli anni, il presidente Obama ha annunciato la nuova strategia, basata su un sostanziale incremento di risorse in Afghanistan". Jones ha sottolineato poi il rapporto di forte alleanza che esiste tra Usa e Pakistan: "Gli Stati Uniti restano a sostegno del popolo pachistano e dello sforzo del Pakistan focalizzato a sradicare i gruppi estremisti violenti". Anche l'ambasciatore pakistano negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha definito "irresponsabile" la pubblicazione di documenti riservati. Redazione online 26 luglio 2010
"Il buon giornalismo non si appiattisce, non in dubbio la veridicità dei documenti" Parla il fondatore di Wikileaks: "Nei documenti lo squallore della guerra" Julien Assange: "Rivelazioni non pericolose per le truppe. Nelle carte la prova di crimini di guerra" "Il buon giornalismo non si appiattisce, non in dubbio la veridicità dei documenti" Parla il fondatore di Wikileaks: "Nei documenti lo squallore della guerra" Julien Assange: "Rivelazioni non pericolose per le truppe. Nelle carte la prova di crimini di guerra" Il fondatore di Wikileaks Julien Assange Il fondatore di Wikileaks Julien Assange MILANO - L'australiano Julien Assange non fa marcia indietro. Anzi, malgrado il disappunto della Casa Bianca, il fondatore di Wikileaks difende la scelta di pubblicare i documenti riservati del Pentagono sulla guerra in Afghanistan. Le carte, spiega il numero uno dell'organizzazione online che dal 2006 promuove la diffusione di informazioni segrete, "fanno emergere il vero squallore della guerra, e permettono alla gente di decidere se continuare a sostenerla oppure no". "Grazie a questi documenti - aggiunge Assange - è possibile farsi un'idea più precisa di cosa sta succedendo in Afghanistan ed è giusto che la gente lo sappia". "PROVE DI CRIMINI DI GUERRA" - Nel corso di una conferenza stampa a Londra, il fondatore di Wikileaks non ha usato mezzi termini: nei documenti diffusi sulla guerra in Afghanistan "potrebbero esserci prove di crimini di guerra". Le carte segrete, comunque, non fanno correre alcun rischio "dal punto di vista operativo" alle truppe stanziate a Kabul e dintorni. Assange ha infatti garantito che i 92.000 documenti che Wikileaks ha condiviso con New York Times,Guardian e Der Spiegel sono attendibili e "dimostrano che la natura della guerra deve cambiare". IL RUOLO DI IRAN E PAKISTAN - Per Assange la veridicità del materiale diffuso non è da mettere "in dubbio", ma "esattamente come si fa con un’altra fonte bisogna leggere i rapporti con buon senso. Che vuol dire non chiudere gli occhi". Quello di Wikileaks è un devastante rapporto sul fallimento della guerra in Afghanistan, testi "scritti da militari e funzionari dell'intelligence che descrivono azioni militari letali che hanno coinvolto gli Stati Uniti". Dai documenti - veri e propri "war logs" o "diari di guerra" - emerge una conferma dei sospetti che i servizi di intelligence pachistani hanno guidato l'insurrezione afghana nonostante gli aiuti militari da oltre un miliardo di dollari all'anno a Islamabad per combattere i talebani, scrive il New York Times. I "war logs" ricostruiscono gli sforzi dei servizi segreti di Islamabad per gestire le reti di attentatori suicidi e puntano i riflettori sul ruolo dell'Iran che fornirebbe ai talebani aiuti in denaro, armi e addestramento ma tratteggiano anche lati oscuri della guerra dall'unità delle forze speciali che ha il compito di dar la caccia ai leader talebani per "ucciderli o catturarli" senza processo, all'insabbiamento delle prove che i talebani hanno acquisito missili letali terra-aria. Non sono gli unici cover-up. Un capitolo del dossier riguarda le vittime civili delle forze della coalizione: dai "diari di guerra" emergono 144 di questi incidenti. Secondo le stime ufficiali 195 civili sono rimasti uccisi e 174 feriti nel corso di incidenti di questo genere ma la cifra - scrive il Guardian - è probabilmente sottostimata. Alcuni incidenti sono stati provocati dai controversi raid aerei contro cui ha protestato il governo afghano ma altri sono il frutto di sparatorie contro automobilisti o motociclisti disarmati per paura di potenziali attentatori suicidi. "BUON GIORNALISMO" - Quanto alla dura reazione della Casa Bianca alla imponente pubblicazione di documenti riservati, Assange, 39enne e con un passato da hacker, ha infine voluto sottolineare che "il buon giornalismo non si appiattisce. Redazione online 26 luglio 2010
Il presidente chiede un'inchiesta. Frattini: "Difendere la popolazione" Nuova strage di civili in Afghanistan Karzai accusa la Nato: "Uccisi innocenti" Casa colpita da un razzo: 52 morti in un villaggio nella provincia di Helmand Il presidente chiede un'inchiesta. Frattini: "Difendere la popolazione" Nuova strage di civili in Afghanistan Karzai accusa la Nato: "Uccisi innocenti" Casa colpita da un razzo: 52 morti in un villaggio nella provincia di Helmand KABUL - Nuova strage di civili venerdì scorso nel villaggio di Sangin, nella provincia meridionale di Helmand: 52 persone sono state uccise da un razzo Nato che ha centrato in pieno una casa. Teatro dell'episodio un piccolo centro nel distretto di Sangin. Lo ha reso noto Waheed Omar, il portavoce del presidente Hamid Karzai. Secondo le ricostruzioni delle autorità locali, l'incidente è avvenuto quando i talebani hanno attaccato un convoglio di truppe afghane e internazionali nell'area di Regi. Ne è nato uno scontro a fuoco in cui sarebbero morte decine di civili. Karzai, che ha accusato le truppe del contingente Isaf di aver ucciso "civili innocenti", ha chiesto l'apertura di un'inchiesta sull'accaduto. FRATTINI: EVITARE VITTIME CIVILI - "Tutti i contingenti militari devono fare ogni sforzo possibile per evitare assolutamente vittime civili" in Afghanistan, ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini al suo arrivo a Bruxelles al Consiglio affari esteri dell'Ue. "La nostra attività deve mirare prima di tutto alla difesa della popolazione e ad aiutarla, non a combatterla", ha sottolineato il capo della Farnesina. ALPINI NEUTRALIZZANO 4 TRAPPOLE ESPLOSIVE - Gli Alpini di stanza a Shindand e le forze di sicurezza afgane hanno intanto disinnescato negli ultimi due giorni quattro ordigni esplosivi improvvisati. TROVATO CORPO SOLDATO USA - È stato ritrovato nel villaggio di Nawshahr, nel distretto di Kharch, il corpo di un soldato Usa scomparso venerdì in uno scontro insieme a un altro militare. Lo ha detto il portavoce dell'amministrazione provinciale Deen Mohammad Darvesh. I talebani hanno già rivendicato il rapimento dei due militari e l'uccisione di uno di loro. Darvesh ha aggiunto che dodici sospetti insorti sono stati arrestati in relazione alla vicenda. I talebani hanno proposto di scambiare il cadavere del militare americano con alcuni ribelli prigionieri. Lo scrive il quotidiano britannico Guardian sul suo sito, citando un funzionario afghano. Redazione online 26 luglio 2010 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2010-08-31 USA VIA dall'AFGHANISTAN nel 2014 USA E' INIZIATO IL RITIRO dall'IRAK2010-07-29 AFGHANISTAN Morti due militari italiani a Herat Colpiti da un ordigno rudimentale Il sottufficiale e il caporalmaggiore del 32esimo Reggimento Genio sono rimasti uccisi mentre erano impegnati, a piedi, in un'operazione di disinnesco. Lievemente ferita anche una soldatessa. Sono in corso indagini per capire se lo scoppio è stato provocato a distanza con un telecomando o se, al contrario, è stato accidentale. Morti anche due soldati afgani, altri due feriti in modo grave Morti due militari italiani a Herat Colpiti da un ordigno rudimentale ROMA - Due militari italiani sono morti in Afghanistan, a otto chilometri a sud di Herat, in seguito all'esplosione di un ordigno rudimentale. Lievemente ferita anche una soldatessa, il capitano Federica Luciani. Le vittime sono il primo maresciallo Mauro Gigli e il caporalmaggiore capo Pierdavide De Cillis. Appartenevano al XXXII Reggimento Genio. Nell'esplosione sono morti anche due militari dell'Ana, l'Afghan National Army - l'esercito afgano - e altri due sono rimasti gravemente feriti. La dinamica. Al momento della deflagrazione i due militari erano in strada, a piedi, avevano già neutralizzato un ordigno e stavano effettuando altri interventi di bonifica nella zona. Facevano parte di un team "Iedd" (Improvised Explosive Device Disposal) specializzato nella rimozione di apparecchiature esplosive improvvisate, e intorno alle 20 locali erano intervenuti per disinnescare una bomba rudimentale segnalata dalla polizia afgana. Come rende noto il comando italiano, Gigli e De Cillis avevano al loro attivo numerose missioni all'estero durante le quali avevano effettuato un elevato numero di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi. Circostanze ancora da chiarire. Le circostanze della morte, comunque, sono ancora da chiarire. Il maggiore Mario Renna, portavoce del Comando del Regional Command West dell'Isaf, ha spiegato che "sono in corso rilievi per accertare la dinamica dell'esplosione. Per il momento tutte le ipotesi sono aperte, è presto per trarre conclusioni". In particolare, si cercherà di capire se l'ordigno sia stato azionato a distanza con un telecomando o se la sua deflagrazione sia stata accidentale. Il cordoglio delle istituzioni. Cordoglio è stato espresso dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dall'Aula del Senato che ha osservato un minuto di silenzio. "Di fronte a notizie di questo tipo - ha detto il premier - ci si domanda sempre se ne vale la pena. Ma proprio in queste situazioni bisogna rafforzare l'idea che ne vale la pena". Berlusconi ha anche espresso "apprezzamento" per chi sceglie di andare in Afghanistan", sottolineando che chi parte "non lo fa perché qualcuno glielo ha imposto ma perché ha scelto le missioni estere". L'opposizione: "Riflettere sulla missione". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, domani riferirà alle Camere sull'episodio. Cordogli anche dall'opposizione, ma pure la richiesta di riflettere sulla missione. Il democratico Piero Fassino chiede che "il governo riferisca al Parlamento sulla situazione in Afghanistan e sulla strategia con cui si intende accelerare un approdo di sicurezza e di stabilità in quella regione". Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, parla di "un giorno di lutto per tutto il Paese e ogni polemica sulla nostra presenza in Afghanistan risulterebbe strumentale. Per questo, a tempo debito, ribadiremo le ragioni per le quali l'IdV è contraria ad una missione che è risultata fallimentare, come dimostrato dal dossier 1diffuso da Wikileaks". (28 luglio 2010)
L'ultima missione del maresciallo sminatore Muore in Afghanistan un esperto artificiere della Brigata Taurinense. Aveva 41 anni, due figli e viveva a Villar Perosa. È saltato con un commilitone su un ordigno artigianale. Decine di messaggi di lutto di FEDERICA CRAVERO e LORENZA PLEUTERI L'ultima missione del maresciallo sminatore Il 32° reggimento della Brigata alpina Taurinense, segnato dai lutti, piange un altro suo soldato morto in missione all'estero, uno dei due militari italiani saltati ieri su un ordigno rudimentale a Herat, dopo aver disinnescato un primo Iedd, un micidiale improvised explosive device disposal. Si chiamava Mauro Gigli, aveva 41 anni compiuti lo scorso aprile ed era origini sarde, era arrivato al grado di primo maresciallo. Sposato, con due figli, abitava a Villar Perosa. Alla caserma di corso Brunelleschi lo conoscevano tutti e tutti lo piangono, così come al distaccamento di Rivoli, dove aveva lavorato per un periodo. Nelle parentesi tra una trasferta e l'altra oltreconfine, colonna portante ed elemento trainante della task force addestrata per individuare e neutralizzare gli Iedd, era in prima linea anche nelle operazioni sul territorio piemontese. A gennaio, quando erano stati diffusi i dati sulle operazioni di messa in sicurezza e sminamento dei residuati bellici trovati in cantieri e vecchi edifici, aveva raccontato delle sue esperienze all'estero: "Queste missioni - diceva, lui che in sei mesi a Kabul aveva partecipato a 58 azioni antisabotaggio - per noi sono particolarmente importanti. Gi ordigni ritrovati - spiegava allora, consapevole dei rischi quotidiani e dell'importanza degli incarichi svolti, per la tutela della popolazione civile e dei commilitoni - sono spesso fabbricati artigianalmente, con materiali di fortuna e riciclando esplosivi di recupero, costituendo così una difficoltà in più in termini di riconoscimento e di intervento". Per lui e per il caporalmaggiore Davide De Cillis, barese di nascita, compagno nell'ultima operazione e nella fine tragica, sono arrivati a decine i messaggi di cordoglio e di lutto. Dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano agli esponenti di partiti e istituzioni. Da ministri a semplici conoscenti e vecchi amici. Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto è tra i tanti che abbracciano idealmente la famiglia di Gigli e del compagno saltato con lui sull'ordigno artigianale, solidarizzando con l'intero reggimento torinese e per il nuovo tributo di sangue pagato dai soldati italiani. (29 luglio 2010)
IL DOSSIER Wikileaks, l'Italia nei documenti "Più soldati, ma in segreto" Nel 2007 l'Italia promise rinforzi in Afghanistan. Le tensioni su Calipari, il grande gelo Bush-Prodi. Tutto nei rapporti riservati divulgati sul sito di MARCO PASQUA Wikileaks, l'Italia nei documenti "Più soldati, ma in segreto" Un documento pubblicato su Wikileaks * articolo Afghanistan e Iraq, le guerre più costose mai combattute dagli Usa * Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale" articolo Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale" * La Nato: "Trovato il cadavere di uno dei due soldati rapiti" articolo La Nato: "Trovato il cadavere di uno dei due soldati rapiti" * Wikileaks, Usa: "Strategia non cambia" Il Pentagono apre un'inchiesta penale articolo Wikileaks, Usa: "Strategia non cambia" Il Pentagono apre un'inchiesta penale
Sì a rinforzi militari e all'invio di altri mezzi italiani in Afghanistan, ma a patto che l'argomento non venga trattato pubblicamente. E' una delle condizioni poste dall'Italia all'invio di altre forze in questo terreno di guerra. E' il maggio del 2007, e il particolare, fino a ieri segreto, viene svelato da Wikileaks, responsabile di quella che in molti hanno definito la più grande fuga di notizie della storia militare americana. Tra gli oltre 90mila rapporti riservati, la cui divulgazione, secondo il presidente Obama, mette a rischio la sicurezza nazionale americana, ce ne sono molti che riguardano anche l'Italia. Si tratta di centinaia di documenti, molti dei quali si riferiscono ad incidenti, scontri a fuoco, attentati, ritrovamenti di mine, operazioni di propaganda. In alcuni, vengono anche svelati alcuni nostri segreti militari, oltre che delicate situazioni di equilibri politici internazionali. Il caso più noto, ad oggi, è quello relativo al dossier su Daniele Mastrogiacomo, il giornalista de La Repubblica sequestrato nel marzo 2007. Di rinforzi militari, in Afghanistan, si parla in un rapporto del 30 e 31 maggio 2007 classificato come "riservato", e contraddistinto dall'acronimo Noforn: non può essere comunicato a governi e persone non americane. La fonte delle informazioni è l'ambasciata americana a Roma, che preannuncia rinforzi alla International Security Assistance Force (ISAF), la missione di supporto al governo dell'Afghanistan che opera sulla base di una risoluzione dell'Onu e di cui fa anche parte il nostro Paese. Il titolo spiega la riservatezza del documento: "Afghanistan: L'Italia pianifica altri contributi all'Isaf. Bisogna lavorare con discrezione, ad un livello tecnico". A preannunciare l'invio di altri mezzi, nel corso di due incontri, sono Gianni Bardini (dal 2005 è capo dell'ufficio responsabile per le problematiche di sicurezza e le questioni NATO della Direzione Generale Affari Politici Multilaterali e Diritti Umani) e un altro diplomatico italiano, Achille Amerio. I due fanno sapere che l'Italia sta già aumentando, in maniera discreta, "le capacità militari in Afghanistan" e preannunciano che pochi giorni dopo, durante un incontro di ministri della difesa presso la Nato, a Bruxelles, il nostro paese potrà annunciare ulteriori contributi. Viene anche specificato che "le leggi italiane rendono difficile la donazione di equipaggiamenti militari". Ma, nonostante ciò, "Bardini ha fatto sapere che l'Italia avrebbe cercato un modo". Infine, un particolare che testimonia l'attenzione del governo (il presidente del consiglio è Romano Prodi) sul tema rinforzi: "Vista la sensibilità politica dell'Italia sulla missione Isaf, sia Bardini che Amerio hanno sottolineato il fatto che la discussione di altri contributi italiani non dovrebbe essere resa pubblica, ma dovrebbe essere mantenuta a livello di canali tecnici". Dell'allora presidente del Consiglio Prodi, si parla anche in un rapporto datato 9 aprile 2007, relativo ad una conversazione tra il vice segretario di Stato americano John Negroponte e l'ambasciatore italiano a Washington, Giovanni Castellaneta. "L'ambasciatore ha detto che la mancanza di un incontro tra Bush e Prodi - si legge - sta diventando un problema politico, a Roma, perché è passato un anno dall'elezione di Prodi". L'Italia, secondo il documento, si sarebbe detta disponibile a far svolgere l'incontro indifferentemente a Washington o a Roma. Massima flessibilità viene garantita sulla tempistica. Il rappresentante Usa, da parte sua, solleva alcune criticità in merito al caso di Mario Lozano, accusato di aver ucciso volontariamente, il 4 marzo 2005 a Baghdad, il funzionario del Sismi Nicola Calipari subito dopo la liberazione dell'inviata del 'Manifestò Giuliana Sgrena. Per l'America, il processo a Lozano è "molto problematico": bisognava far sì che il governo italiano risolvesse la questione, facendo capire al tribunale che "le azioni sul campo di guerra esulano dalle sue competenze". Gli americani premono per una soluzione rapida. Bisogna assolutamente evitare "l'ipotesi di un processo in contumacia", che "manderebbe un messaggio orribile". Castellaneta, da parte sua, replica evidenziando che "i crimini commessi all'estero rientrano nella giurisdizione del tribunale di Roma". Il diplomatico italiano, infine "esprime poche speranze sulla possibilità che il governo italiano possa rallentare o interrompere il processo", ma propone una visita del ministro dell'Interno, Giuliano Amato, a Washington. In ogni caso, promette di far arrivare il messaggio degli americani al ministro degli esteri, Massimo D'Alema. In tempi più recenti, è il dicembre 2009, si trova notizia di un passaggio di un prigioniero, dalle mani degli americani a quelle italiane. Il rapporto parla di "trasferimento di un detenuto", avvenuto il 20 dicembre scorso nella base aerea americana di Bagram, in Afghanistan (qui si trova un centro di detenzione già al centro di polemiche per i trattamenti subiti dai detenuti). A essere trasferito è il prigioniero ISN 1455 (Isn sta per Internment Serial Number, codice univoco usato dal Dipartimento della difesa Usa). La persona, di origini pakistane, è stata caricata su un aereo C-130, per "essere trasferita al governo italiano". "Non ci sono stati problemi nel trasferire la custodia di questo detenuto", conclude il rapporto riservato. Sul perché di questo trasferimento, si cita un ordine contraddistinto da una sequenza alfanumerica. Non mancano gli incidenti sul campo, come quello che ha visto per protagonisti i soldati italiani, il 7 luglio del 2008. Nel testo pubblicato on-line viene spiegato che "un ufficiale italiano ha sparato ad un ufficiale dei servizi segreti afghani NDS". Gli italiani si stavano muovendo su tre mezzi: mentre uno è riuscito a fuggire, gli altri due sono stati arrestati dagli stessi servizi locali. Alla fine, però, "tutti gli italiani sono stati rilasciati". Il bilancio è di un ferito afghano. (28 luglio 2010)
2010-07-26 AFGHANISTAN Wikileaks, Usa: "Strategia non cambia" Il Pentagono apre un'inchiesta penale Il capo di stato maggiore Mullen: i resoconti dell'intelligence pubblicati sul sito internet non influiranno sui rapporti con Islamabad né sulla condotta militare. Ma "Washington resta preoccupata per l'attività dei servizi pachistani". Obama: "Nulla che non sapevamo" Wikileaks, Usa: "Strategia non cambia" Il Pentagono apre un'inchiesta penale Soldati americani in Afghanistan WASHINGTON - Le rivelazioni di Wikileaks 1 sono state una bomba ma non fanno comunque cambiare idea agli Stati Uniti sulla strategia decisa per l'Afghanistan e sulle relazioni con il Pakistan. Lo ha precisato il capo di Stato maggiore Mike Mullen, dopo che da alcuni dei 92 mila resoconti di intelligence sulla guerra in Afghanistan svelati dal sito internet sono emersi elementi di collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani. Intanto il Pentagono ha aperto un'inchiesta penale sulla fuga di notizie. La notizia è stata data dal portavoce del ministero della Difesa, colonnello Dave Lapan. La divisione investigativa penale dell'esercito ha guidato l'indagine su Bradley Manning, uno specialista di intelligence militare accusato di aver fornito a Wikileaks altri documenti segreti. Non è chiaro, ha detto Lapan, se l'ultimo scoop sia da ricondurre a Manning. VIDEO Il fondatore di Wikileaks: "Giusto che la gente sappia" 2 Mullen si è detto "inorridito" per il contenuto dei dossier, ma ha sottolineato che le informazioni sulle attività del Pakistan e altri dettagli erano stati presi in considerazione nella revisione della strategia di guerra dello scorso anno. L'ammiraglio ha detto di aver visto "passi molto positivi" da parte del Pakistan negli ultimi tempi, ma ha ammesso che Washington resta preoccupata per l'attività dell'intelligence di Islamabad. Il governo afgano, che da sempre accusa il vicino pachistano di sostenere il terrorismo, ha criticato l'approccio occidentale nei confronti di Islamabad, definendolo "sconclusionato". "L'Afghanistan ha sempre sottolineato che il terrorismo deve essere combattuto nei luoghi di origine", si legge in una nota del Consiglio per la sicurezza nazionale. "Una politica contraddittoria e poco chiara verso quelle forze che usano il terrorismo per distruggere e interferire nella politica altrui ha avuto conseguenze disastrose", prosegue la nota, in cui appare un chiaro riferimento al Pakistan. L'invito finale del Consiglio, che non nasconde una vena polemica, è "imparare ora dalle verità amare che conosciamo". Dalla maggiore fuga di notizie della storia militare americana emerge anche il sostegno del governo iraniano ai fondamentalisti, che Mahmoud Ahmadinejad ha categoricamente negato in una intervista alla Cbs. "Non supportiamo nessun gruppo. Noi sosteniamo soltanto il popolo afgano. Supportiamo e vogliamo maggior sicurezza in Afghanistan e pensiamo che il popolo afgano debba governare il proprio paese", ha detto il presidente iraniano. Secondo Ahmadinejad, piuttosto "sono circa 20 anni che gli americani interferiscono direttamente in Afghanistan". Dal canto suo, il presidente Usa, Barack Obama, commentando la fuga di notizie ha detto che il dossier di Wikileaks "non rivela nulla di cui già non fossimo a conoscenza". Il presidente ha comunque definito "preoccupante" la fuga di informazioni: "Anche se mi preoccupa la diffusione di informazioni così riservate sulle nostre operazioni militari, il fatto è che questi documenti non rivelano nulla di nuovo, nulla di cui l'opinione pubblica non fosse già stata informata", ha detto Obama (27 luglio 2010)
2010-07-26 NUCLEARE Iran, nuove sanzioni dalla Ue Colpito il settore dell'energia I ministri degli Esteri dei 27 varano un pacchetto per indurre Teheran a rinunciare al programma nucleare. Colpite le industrie del gas e del petrolio, con divieto di nuovi investimenti, di assistenza tecnica e di trasferimento delle tecnologie. L'Iran assicura: "Non ci scalfirete". Ma poi chiede all'Aiea di riprendere i negoziati sullo scambio di uranio arricchito Iran, nuove sanzioni dalla Ue Colpito il settore dell'energia Mahmud Ahmadinejad, presidente dell'Iran BRUXELLES - L'Unione Europea ha adottato nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano colpendo in particolare il settore energetico, il gas e il petrolio, strategico per la Repubblica islamica. Lo riferisce una fonte diplomatica che ha partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri di 27. Le misure adottate dalla Ue vanno persino oltre quelle varate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu lo scorso 9 giugno. E' previsto il divieto di ogni nuovo investimento, assistenza tecnica o trasferimento di tecnologia in Iran, soprattutto nel campo della raffinazione e della liquefazione del gas. Inoltre, gli scambi commerciali con la Repubblica Islamica devono essere resi più difficili, vietate le attività delle banche iraniane ed esteso il numero di cittadini iraniani a cui vietare il visto, con particolare riguardo per le guardie della rivoluzione, l'armata ideologica del regime di Teheran. La maggior parte delle sanzioni diventerà effettiva da martedi, con la pubblicazione sul giornale ufficiale della Ue. La reazione iraniana ha due sfumature: una, prevedibile, di critica verso le sanzioni, l'altra di apertura a nuovi negoziati per uno scambio di uranio arricchito sotto l'egida dell'Aiea. Per il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast, le misure adottate dalla Ue serviranno solo a "complicare la situazione", mentre il ministro del Petrolio, Masoud Mirkazemi, assicura che le sanzioni non scalfiranno la produzione di idrocarburi del Paese. Ma l'Iran, come preannunciato ieri, ha anche consegnato all'Aiea una lettera in cui si dice pronto a "riprendere i negoziati" con la stessa agenzia, con gli Usa, la Russia e la Francia, per uno scambio di uranio arricchito. La lettera, scrive l'agenzia Irna, è stata consegnata dall'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali-Asghar Soltanieh, al direttore generale dell'agenzia dell'Onu, Yukiya Amano, durante un incontro a Vienna, dove ha sede l'organismo di controllo. "Siamo pronti a riprendere i negoziati sullo scambio di combustibile nucleare come progetto umanitario e nell'ambito delle attività dell'Aiea senza alcuna precondizione", ha detto Soltanieh all'Irna. Nel maggio scorso l'Iran ha sottoscritto una dichiarazione, controfirmata da Turchia e Brasile, in cui si impegnava ad accettare una proposta di scambio in base alla quale avrebbe consegnato all'estero 1.200 chilogrammi del suo uranio arricchito al 3,5% in cambio di 120 chilogrammi di combustibile a base di uranio arricchito al 20% per alimentare un suo reattore con finalità mediche. la dichiarazione non aveva fermato l'adozione delle sanzioni Onu il 9 giugno, ma il cosiddetto 'Gruppo di Vienna', cioè Aiea, Usa, Russia e Francia, che aveva inizialmente proposto lo scambio nell'ottobre scorso, aveva chiesto chiarimenti tecnici a Teheran sulla sua dichiarazione. Ieri, dopo un incontro a Istanbul con i suoi omologhi di Turchia e Brasile, il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, aveva annunciato per oggi la lettera con la risposta di Teheran, consegnata all'Aiea. (26 luglio 2010)
IL CASO Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale" Il portale Internet ha rivelato alcune informazioni riservate relative al conflitto. Il consigliere Usa per la sicurezza: "Possono mettere a rischio la vita degli americani e dei nostri alleati". Il Pakistan respinge le accuse. Karzai: "Nulla di nuovo" Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale" WASHINGTON - È la più grande fuga di notizie della storia militare americana: notizie che parlano di civili morti e di cui non si è saputo nulla, di un'unità segreta incaricata di 'uccidere o fermare' qualsiasi talebano anche senza processo, delle basi di partenza in Nevada dei droni Reaper (aerei senza piloti), della collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani. Questo e molto di più, sugli archivi segreti della guerra in Afghanistan, è svelato da Wikileaks - il portale Internet creato per pubblicare documenti riservati - al New York Times, al Guardian e al Der Spiegel. E subito la Casa Bianca ha espresso una 'dura condanna' per la diffusione di informazioni che possono minacciare la sicurezza del Paese e degli alleati. I tre organi di stampa che hanno accettato di pubblicare le informazioni lo hanno fatto, hanno spiegato, perché i dati sarebbero stati diffusi su Internet: "La maggior parte delle relazioni è rappresentata da documenti di routine banali, ma molti hanno un impatto rilevante su una guerra che dura quasi da nove anni", ha detto il New York Times, mentre il britannico Guardian afferma che i documenti, che rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani, "danno un'immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan". Sei anni di guerra. Il periodo considerato va dal gennaio 2004 al dicembre 2009, sia sotto l'amministrazione Bush che quella Obama per un totale di 92 mila rapporti del Pentagono; una quantità enorme di documenti da cui emerge un'immagine devastante di quello che è realmente successo in Afghanistan: le truppe che hanno ucciso centinaia di civili in scontri che non sono mai emersi, gli attacchi dei talebani che hanno rafforzato la Nato e stanno alimentando la guerriglia nei vicini Pakistan e Iran. E la conclusione è amara: "Dopo aver speso 300 miliardi di dollari in Afghanistan, gli studenti coranici sono più forti ora di quanto non lo fossero nel 2001". La reazione della Casa Bianca. Non si è fatta attendere la dura condanna da parte della Casa Bianca, alla fuga di notizie: "Possono mettere a rischio - ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, il generale James Jones- la vita degli americani e dei nostri alleati, e minacciare la nostra sicurezza nazionale". Anche l'ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha manifestato il suo disappunto, definendo "irresponsabile" la pubblicazione del materiale riservato. Pakistan, amico-nemico. Dai documenti emerge, tra l'altro, che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segrete per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani". Ma c'è di più: nei documenti si legge che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di al Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco". Lontano dai riflettori mediatici, scrive il New York Times, sia l'amministrazione guidata da George W. Bush, sia quella dell'attuale presidente Usa Barak Obama hanno accusato i servizi di intelligence pakistani di complicità negli attacchi in Afghanistan. Funzionari dell'esercito americano hanno anche redatto una lista dei militari e degli agenti segreti pakistani che, a loro avviso, collaboravano con i Talebani. Uno scenario, quindi, completamente in contrasto con l'immagine dell'alleato pakistano presentato al pubblico americano. E Washington, stando a quanto emerge, sembra voler ignorare il doppio gioco di Islambad. Secondo i documenti citati, anche l'amministrazione Obama, malgrado le roboanti minacce di "intervento diretto" dell'allora candidato democratico alla presidenza, non ha cambiato nulla. Questo mese il segretario di Stato, Hillary Clinton ha annunciato "altri 500 milioni di dollari" in aiuti a Islamabad, definendo Usa e Pakistan "partner uniti da una causa comune". Accuse respinte al mittente. Informazioni "senza alcuna sostanza". Il Pakistan respinge le accuse contenute nel rapporto d'intellilgence Usa. Hussain Haqqani, ambasciatore pachistano a Washington, citato dall'agenzia di Stato pachistana App ha dichiarato che il rapporto è contrario "alla realtà attuale sul terreno" e riflette "nient'altro che i commenti e le voci diffuse da una sola fonte". Secondo il diplomatico di Islamabad, inoltre, "è irresponsabile far trapelare un rapporto dal terreno ancora non elaborato". Smentendo il rapporto, ha detto l'ambasciatore, le forze armate e i servizi pachistani stanno seguendo una strategia chiara per combattere ed isolare i terroristi che stanno ormai colpendo anche civili e ufficiali pachistani. "Gli Stati Uniti, l'Afghanistan e il Pakistan - ha dichiarato - sono partner strategici e stanno lavorando insieme per sconfiggere al-Qaeda e i suo alleati talebani, militarmente e politicamente". Karzai: "Niente di nuovo nei documenti". Non c'è nulla di particolarmente nuovo, secondo il presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai, nei documenti resi disponibili da Wikileaks. Il pensiero di Karzai è stato riportato oggi a Kabul dal suo portavoce, Wahid Omar che, nel corso di una conferenza stampa, ha anche commentato le notizie riguardanti la possibilità che la Coalizione internazionale abbia causato la morte accidentale di una quarantina di civili 1 nella provincia meridionale di Helmand. "Molto di quanto è emerso - ha aggiunto Omar - riguarda le vittime civili e lo sforzo per nasconderle, e il ruolo di certi servizi segreti in Afghanistan. La prima reazione di Karzai - ha proseguito - è stata: 'Guarda che questo non è affatto una cosa nuova'". E poi ha aggiunto: "Ovviamente i documenti contribuiranno a far prendere coscienza all'opinione pubblica internazionale sui due aspetti citati, ma per il resto in tutta questa faccenda non c'è nulla di sorprendente". Il fondatore di Wikileaks: "Crimini di guerra". ''È compito del buon giornalismo parlare degli abusi di potere, e quando gli abusi di potere sono messi in luce c'è sempre una reazione contraria''. Julian Assange, fondatore del portale Wikileaks, ha dichiarato che le reazioni, le accuse e le polemiche scaturite dopo la diffusione dei file segreti sulla guerra in Afghanistan mostrano come il sito di informazioni stia svolgendo in maniera adeguata la sua missione giornalistica. Nei documenti, ha aggiunto, "potrebbero esserci prove di crimini di guerra. Starà a un tribunale decidere se qualcosa è un crimine", ha dichiarato. "Detto questo, nel materiale sembrano esserci prove di crimini di guerra". Wikileaks ha acquisito fama internazionale nel 2009 quando pubblicò i documenti interni della multinazionale Trafigura coinvolta in uo scandalo di rifiuti tossici in Costa d'Avorio. Prima del dossier afgano, lo scoop più sconcertante di Wikileaks è stato un video diffuso ad aprile di quest'anno che mostra un elicottero americano Apache mentre effettua un raid a Baghdad nel 2007. Una decina di civili furono uccisi in quell'attacco, che costò la vita anche a due reporter della Reuters. La Germania vuole fare luce. "Occorre verificare se effettivamente ci sono nuove notizie nei documenti" ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, commentando i dati di Wikileaks a margine di una riunione a Bruxelles con gli omologhi europei. Da parte sua, il capo della diplomazia britannica, William Hague si è auspicato che la fuga di notizie sulla situazione in Afghanistan "non avveleni l'atmosfera" sul terreno. "Non ho letto nel dettaglio i documenti, ma non dovrebbero condizionare lo sforzo della comunità internazionale", ha affermato Hague. (26 luglio 2010) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it/2010-08-31 USA VIA dall'AFGHANISTAN nel 2014 USA E' INIZIATO IL RITIRO dall'IRAK2010-07-29 Afghanistan, italiani ancora nel mirino. Due morti a Herat Due militari italiani sono stati uccisi ad Herat. Ne ha dato notizia il Presidente di turno del Senato, Vannino Chiti. Il Senato ha immediatamente osservato un minuto di silenzio. Chiti ha annunciato che domani potrebbe esserci al riguardo un'informativa del Governo. Due militari italiani sono morti in seguito ad un attentato nei pressi di Herat. Si trovavano a circa 20 km dalla città occidentale afghana quando sono stati investiti dall'esplosione di un ordigno rudimentale. 28 luglio 2010
2010-07-27 Afghanistan, il Pd chiede indagine sui modi della missione C'è anche un dossier sul rapimeto del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo nei resoconti di intelligence pubblicati sul sito internet Wikileaks. In particolare c'è una nota del governo estone che esprime rammarico per il fatto che l'Italia abbia "ceduto ai terroristi", una preoccupazione, spiega una nota pubblicata dall'edizione online del quotidiano Postimees.ee, condivisa da altri governi come Usa e GB. "Il governo estone è profondamente preoccupato che le azioni del governo italiano possano mettere a rischio le nostre truppe schierate in Afghanistan", si legge in un rapporto del 27 marzo elaborato dal ministero degli Affari esteri di Tallin, e in particolare dal direttore della Divisione sicurezza, Arti Hilpusega, oggi ambasciatore estone in Norvegia. Nel rapporto si aggiunge che il governo estone "ha deciso di non criticare pubblicamente l'Italia perchè molti Paesi, trfa cui Usa e Gb, avevano già fatto sostanzialmente gli stessi appunti" al nostro governo. Mastrogiacomo, rapito il 3 marzo del 2007, fu scambiato con cinque talebani al termine di una trattativa appoggiata dal governo afghano e mediata da Rahmatullah Hanefi, che in quel periodo era manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. Hanefi fu arrestato dopo la liberazione dell'ostaggio italiano. I senatori del Pd, membri delle Commissioni Esteri e Difesa, hanno presentato oggi, nell'ambito del dibattito parlamentare sulla proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, una proposta per l'istituzione di una indagine conoscitiva "Sulle condizioni di svolgimento e sulle prospettive della missione italiana in Afghanistan". "Questa indagine - spiega Pietro Marcenaro, capogruppo PD in Commissione Esteri - mira ad approfondire la conoscenza sulle condizioni di svolgimento della nostra missione in Afghanistan e a rendere possibile un effettivo monitoraggio e controllo, mettendo il Parlamento in condizione di svolgere quel ruolo di indirizzo che gli spetta. È un atto tanto più necessario - prosegue Marcenaro - dopo la realtà messa in luce dalla pubblicazione in questi giorni dei documenti riservati dei comandi americani". "L'auspicio - dichiara Gian Piero Scanu, capogruppo PD in Commissione Difesa - è quello di concludere questa indagine in un arco di tempo di sei mesi e trovare al termine della stessa una posizione comune sulle iniziative da intraprendere per contribuire, con proposte condivise, a una più efficiente ed efficace iniziativa italiana e al miglioramento del ruolo che il Parlamento può svolgere". 27 luglio 2010
2010-07-26 Wikileaks: crimini di guerra Ecco l’Afghanistan top secret di Gabriel Bertinettotutti gli articoli dell'autore Alla luce del sole Islamabad collabora con Usa, Nato e governo Karzai nella lotta ai talebani. Nell’ombra i suoi servizi segreti aiutano i ribelli. È uno degli inquietanti risvolti non ufficiali della guerra afghana, messi a nudo nel dossier raccolto da Wikileaks, sito web dell’attivista australiano per i diritti umani Julian Assange. Wikileaks è specializzato nella pubblicazione di documenti militari e di intelligence coperti dal segreto. Un altro aspetto sconvolgente del conflitto, che emerge dai 92mila testi divulgati ieri contemporaneamente dal sito Internet e da tre colossi della carta stampata (i quotidiani New York Times e Guardian, ed il settimanele Spiegel) è l’elevato numero di vittime civili. Persone che continuano a morire per gli errori di mira o di giudizio dei soldati e dei servizi informativi. I documenti riguardano il periodo compreso fra il 2004 ed il 2009. Sono opera di "militari e funzionari dell’intelligence che descrivono operazioni letali che hanno coinvolto gli Usa", spiega Wikileaks. Nel capitolo riguardante quelli che un tempo l’ex-capo del Pentagono Rumsfeld definì "danni collaterali", vengono elencati 144 episodi in cui sono rimasti uccisi almeno 195 individui estranei al conflitto. Raid aerei su presunti covi dei ribelli, sparatorie contro innocui automobilisti scambiati per kamikaze in procinto di immolarsi. La Casa Bianca ha condannato la fuga di notizie, definendola "irresponsabile", ed ha fatto notare che l’arco di tempo cui si riferisce il dossier è anteriore al varo della nuova strategia del presidente Obama, che risale alla fine dell’anno scorso. Wikileaks denuncia la reticenza o la falsità delle fonti ufficiali che al pubblico descrivono il Pakistan come un alleato collaborativo, mentre in privato protestano con le autorità di quel Paese per la loro doppiezza. Duramente criticato anche il silenzio sulla reale capacità bellica dei talebani, ed in particolare sulla provata acquisizione di missili terra-aria. In sostanza Washington è accusata di far apparire l’impegno militare in Afghanistan meno pericoloso di quello che sia in realtà. La coincidenza temporale è casuale, ma proprio nel giorno in cui Wikileaks denunciava l’alto numero di civili vittime di "fuoco amico", le autorità afghane rendevano nota l’ennesima strage Nato di innocenti. Cinquantadue persone sono rimaste vittima di un tragico errore da parte dei militari alleati nella provincia meridionale di Helmand. Il fatto risale a pochi giorni fa. Nel distretto di Sangin un reparto misto afghano ed internazionale si è scontrato duramente con i talebani. I media afghani hanno raccolto testimonianze di persone rimaste intrappolate nel fuoco incrociato, ricoverate con ferite in ospedale. È emerso che un razzo è stato lanciato su una casa nel villaggio di Rigi, uccidendo decine di individui inermi che vi si erano rifugiati. La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) ha inizialmente ammesso una battaglia con i ribelli in quella zona, negando però che ci fossero dei morti fra i non combattenti. Ieri Kabul ha clamorosamente contraddetto la versione degli alleati. Il capo di Stato Hamid Karzai ha condannato l’episodio "nel modo più categorico possibile" durante una riunione di emergenza del governo. Controreplica del contrammiraglio Greg Smith, direttore delle Comunicazioni dell’Isaf: "Qualsiasi congettura sull'esistenza di vittime civili è assolutamente infondata. Stiamo svolgendo una esaustiva indagine congiunta con i nostri partner e riferiremo tutte le conclusioni quando saranno disponibili". Il problema del numero troppo alto di vittime civili era stato riconosciuto tempo fa dall’ex-comandante dell'Isaf, Stanley McChrystal, che tentò di risolverlo impartendo istruzioni di massima cautela ai soldati, oltre che riducendo i raid aerei notturni ed i blitz nelle abitazioni degli afghani. Evidentemente alle buone intenzioni, come dimostrano le carte diffuse da Wikileaks e la strage nel villaggio di Rigi, non sono seguiti sempre i fatti. In un comunicato Karzai ha fatto riferimento alle rivelazioni del sito di Julian Assange, sottolineando che ne risulta confortata la tradizionale posizione afghana in base alla quale "il successo contro il terrorismo non si ottiene lottando nei villaggi afghani, ma colpendo i santuari e le fonti ideologiche e finanziarie che si trovano oltre frontiera". Cioè in Pakistan. 26 luglio 2010
Afghanistan, Wikileaks svela la guerra Pubblicati i rapporti Usa sul flop Civili morti e di cui non si è mai saputo nulla, un'unità segreta incaricata di "uccidere o catturare" ogni talebano senza alcun processo, i droni Reaper telecomandati a distanza da una base del Nevada, la collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani: gli archivi segreti della guerra in Afghanistan sono stati svelati da Wikileaks -il portale Internet creato proprio per pubblicare documenti riservati, autore nel passato di numerosi scoop- al New York Times (in Usa), al Guardian (in Gran Bretagna) e a Der Spiegel (in Spagna). Emergono 92.000 rapporti classificati del Pentagono che coprono sei anni di Guerra in Afghanistan, dal gennaio 2004 al dicembre 2009, sia sotto l'amministrazione Bush che quella Obama. Si tratta della maggiore fuga di notizie della storia militare americana: una quantità enorme di documenti da cui emerge un'immagine devastante di quello che è effettivamente successo in Afghanistan: le truppe che hanno ucciso centinaia di civili in scontri che non sono mai emersi, gli attacchi dei talebani che hanno rafforzato la Nato e stanno alimentando la guerriglia nei vicini Pakistan e Iran. Amara la considerazione finale: "dopo aver speso 300 miliardi di dollari in Afghanistan, gli studenti coranici sono più forti ora di quanto non lo fossero nel 2001". Furente la Casa Bianca che ha condannato "con forza" la pubblicazione del materiale riservato: "Possono mettere a rischio -ha detto non il solito portavoce, ma addirittura il consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, il generale James Jones- la vita degli americani e dei nostri alleati, e minacciare la nostra sicurezza nazionale". Indispettito anche l'ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti, Husain Haqqani, che ha definito "irresponsabile" la pubblicazione del materiale riservato. La Casa Bianca ha fatto comunque notare che il materiale copre l'arco di tempo dal gennaio 2004 al dicembre 2009". Tra le carte emerge, tra l'altro, che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segreti per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani"; e che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di al Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco". 26 luglio 2010
Iran, la Ue approva nuove sanzioni. Colpito il settore energetico I 27 ministri degli Esteri dell'Unione europea, riuniti a Bruxelles, hanno adottato una serie di sanzioni senza precedenti contro l'Iran, che colpiscono soprattutto il settore energetico del Paese. Le sanzioni per indurre Teheran a rinunciare al programma nucleare vanno ben oltre il pacchetto approvato il 9 giugno dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. "Si tratterà del pacchetto di sanzioni più severe che l'Ue abbia mai adottato contro l'Iran o qualunque altro paese", hanno sottolineato alcuni diplomatici europei. La novità consiste proprio nell'obiettivo delle sanzioni, che puntano a indebolire il settore delle industrie del gas e petrolio, con l'introduzione di un divieto di nuovi investimenti in questi campi, così come di un divieto di assistenza tecnica e di trasferimento di tecnologie. L'Iran, pur essendo il quarto produttore mondiale di greggio, importa fino al 40% del suo fabbisogno di benzina, poiché non possiede raffinerie sufficienti a soddisfare la domanda interna. Le conseguenze delle sanzioni saranno evidenti anche sul settore del trasporto merci, con controlli rafforzati in tutti i porti e gli scali europei. Ridotti gli spazi per gli scambi commerciali, sarà esteso il divieto di attività a nuove banche iraniane e negati i visti d'ingresso a numerose personalità. 26 luglio 2010 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com/2010-08-31 USA VIA dall'AFGHANISTAN nel 2014 USA E' INIZIATO IL RITIRO dall'IRAK2010-07-26 Lo scoop di Wikileaks su Kabul non è poi così clamoroso, ma contiene un'unica grande rivelazione di Alberto NegriCronologia articolo26 luglio 2010Commenti (2) Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 13:17. La guerra va male? Lo sapevamo già. I servizi pakistani aiutano al Qaeda? Non solo lo sapevamo ma ne avevamo già prima la certezza: basta leggere le interviste agli agenti pakistani dell'Isi sui loro rapporti con Bin Laden. Ci sono più vittime civili di quanto non sia stato detto? Questo è uno dei motivi per cui gli americani sono impopolari e i talebani fanno ancora proseliti. Ma come vengono fuori questi rapporti segreti militari degli americani? Qualche talpa, degli abili esperti di crittografia che violano i codici riservati? Oppure, più semplicemente, questi documenti sono stati fatti filtrare con l'obiettivo di attirare con clamore l'attenzione dell'opinione pubblica su quello che l'amministrazione ufficialmente non può dire.
La prima questione: non c'è una via d'uscita a breve dall'Afghanistan perché bisogna stare lì, a tenere sotto controllo il Pakistan, potenza nucleare musulmana di 150 milioni che non vuole cedere la sua influenza su Kabul ed è il maggior referente dei gruppi radicali islamici sunniti. Islamabad viene trattato da pseudo alleato ma in realtà è anche un avversario degli Stati Uniti.
La seconda: l'unica exit strategy è la gestione regionale del conflitto. Senza un'intesa con gli Stati confinanti, il Pakistan e l'Iran prima di tutti gli altri, non si trova una soluzione politica al conflitto. Insomma bisogna trattare con il diavolo per venire a capo della guerriglia. Ma qual è la soluzione? Bisogna offrire al Pakistan, almeno in parte, le stesse garanzie politiche e militari che gli Stati Uniti hanno dato all'India. Per il Pakistan che ha perso il Kashmir, l'Afghanistan rappresenta la profondità strategica, una retrovia essenziale, popolata da una maggioranza pashtun. Se non si possono modificare i confini della Linea Durand (mai riconosciuta da nessun governo afghano, neppure dai talebani), il Pakistan pretende che a Kabul ci sia un governo non ostile, mentre quello di Karzai è troppo amico dell'India. Questo è il prezzo per mollare Bin Laden e Al Qaeda. Lo stesso discorso vale per l'Iran che usa gli insorti per tenere sotto pressione gli americani: con Teheran serve un negoziato, a meno che non si voglia tentare di risolvere con una guerra questioni come il nucleare, l'Afghanistan, l'Iraq, il Libano, la Palestina. Gli americani da trent'anni stanno girando intorno al problema delle relazioni con l'Iran con i modesti risultati che abbiamo visto. I documenti segreti, in questa estate di spie e misteri, contengono un'unica grande "rivelazione": bisogna inventarsi una soluzione politica e diplomatica dove le armi stanno fallendo.
Dossier di intelligence: "La guerra in Afghanistan è stata un flop". Dura condanna degli Stati Uniti Cronologia articolo26 luglio 2010Commenti (6) Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 11:49. La pubblicazione di documenti di intelligence riservati, che denunciano il fallimento della guerra in Afghanistan, provoca una nuova bufera negli Stati Uniti. Secondo il New York Times, che ha pubblicato ieri assieme al quotidiano britannico The Guardian e al settimanale tedesco Der Spiegel alcuni dossier girati dal sito specializzato in intelligence Wikileaks, la documentazione "lascia intendere che il Pakistan, ufficialmente un alleato degli Stati Uniti, permette a membri del suo servizio segreto di trattare direttamente con i talebani". Gli 007 pachistani, in particolare, "organizzano reti di gruppi di insorti che combattono i soldati americani in Afghanistan, e complotti che mirano ad assassinare dirigenti afghani".
Questi organi di stampa hanno accettato di pubblicare tali informazioni, che provengono da 92.000 documenti "utilizzati da ufficiali del Pentagono e dalle truppe sul terreno", perché sarebbero stati diffusi su internet, è stato spiegato. "La maggior parte delle relazioni è rappresentata da documenti di routine banali, ma molti hanno un impatto rilevante su una guerra che dura quasi da nove anni", ha avvertito il New York Times. Il Guardian, da parte sua, afferma che i documenti, che rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani, "danno un'immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan". La replica del governo-Gli Stati Uniti hanno fermamente condannato la pubblicazione di documenti confidenziali sui presunti legami tra i servizi segreti pachistani e i combattenti islamici afghani, che attesterebbero anche il fallimento della guerra in Afghanistan. "Gli Stati Uniti condannano fermamente la pubblicazione di informazioni confidenziali da parte di persone e organizzazione che potrebbero mettere in pericolo la vita di americani e di loro alleati, minacciando la sicurezza nazionale", ha dichiarato il Consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, James Jones, con un comunicato.
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